Screening oncologici in Calabria, prevenzione in crescita, ma la regione resta in coda

Scarsa adesione ai programmi di screening per i tumori della mammella, della cervice uterina e del colon-retto

A cura di Redazione
10 ottobre 2025 07:30
Screening oncologici in Calabria, prevenzione in crescita, ma la regione resta in coda -
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Calabria - Ottobre è tradizionalmente il mese della prevenzione, con campagne focalizzate su screening e controlli che possono fare la differenza nella lotta contro le malattie oncologiche. È un’occasione per sensibilizzare cittadini, istituzioni e operatori sanitari sull’importanza della diagnosi precoce: intervenire in tempo significa spesso salvare vite, migliorare i tassi di guarigione e contenere i costi sociali e sanitari.

Tuttavia, in alcune regioni italiane le performance restano molto al di sotto del potenziale. I dati del rapporto Gimbe per la Calabria mettono in luce una situazione particolarmente critica: per i tre screening di primo livello – mammella, cervice uterina e colon-retto – si registra un valore complessivo di adesione pari a soli 9,3 punti. Questo rappresenta un lieve miglioramento rispetto al passato, ma è ancora un livello troppo basso per garantire un’efficace azione preventiva.

Il dato dei “9,3 punti” è un indicatore sintetico che riflette l’adesione della popolazione calabrese ai programmi di screening per i tumori della mammella, della cervice uterina e del colon-retto (screening di primo livello). È un valore che evidenzia come la copertura della popolazione target sia ancora estremamente limitata: in altre parole, gran parte delle persone che potrebbero beneficiare di questi programmi non vi partecipa.

Questo dato, pur in crescita rispetto a periodi precedenti, è preoccupante perché indica che una percentuale significativa di popolazione non riceve i controlli raccomandati, vanificando gran parte dell’efficacia della prevenzione secondaria; denota forti disuguaglianze territoriali nell’accesso ai programmi di screening organizzati; implica che molte neoplasie potenzialmente intercettabili in fase precoce restano “invisibili” fino a uno stadio avanzato, quando il trattamento è più complesso e il tasso di successo minore.

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