Cosenza, l’Adps denuncia: “Procedure vessatorie al laboratorio Inrca-Por
Tempi di attesa fino a 15 giorni. Secondo l’associazione, una nuova circolare del Cup starebbe generando «gravi inefficienze»
Cosenza - L’Associazione Diritti Prevenzione e Sicurezza (Adps) di Cosenza torna a puntare il dito contro quella che definisce «una situazione ormai insostenibile» nei servizi del laboratorio di analisi dell’Inrca – Por del capoluogo. Secondo l’associazione, una nuova circolare del Cup locale starebbe generando «gravi inefficienze e procedure vessatorie» con ricadute dirette sia sui tempi di diagnosi dei cittadini sia sull’operatività delle strutture private e associative che si rivolgono quotidianamente al laboratorio.
“Limitazioni insensate e di dubbia legittimità”
La contestazione nasce da una comunicazione interna diffusa dal Cup, che secondo l’Adps introduce restrizioni «insensate e di dubbia legittimità». La circolare, spiegano, sarebbe priva di numero di protocollo e senza l’indicazione del responsabile del procedimento. «Un atto amministrativo debole e facilmente contestabile» sostiene l’associazione.
La nuova disposizione prevede che un delegato di una struttura possa effettuare prenotazioni per un massimo di tre pazienti alla volta. Per proseguire con ulteriori prenotazioni, è obbligato a ritirare un nuovo numero e tornare in coda. «Immaginate una clinica privata che deve far analizzare decine di campioni: i suoi operatori sono costretti a un pellegrinaggio kafkiano allo sportello» denuncia l’Adps, parlando di «una perdita di tempo inaccettabile che sembra ostacolare deliberatamente l’accesso al servizio».
“Così si allungano solo le attese”
Secondo l’associazione, fino a poco tempo fa le strutture private e associative potevano contare su un accesso dedicato, rapido ed efficiente. «Oggi, con il pretesto di salvaguardare la parità d’accesso, si è imposto un collasso organizzato» afferma l’Adps. Il risultato sarebbe un significativo aumento dei tempi di attesa: «Per un semplice esame del sangue si può arrivare fino a 15 giorni», tempi che – sottolineano – hanno «evidenti ripercussioni sulla salute pubblica».
Per l’associazione, queste nuove regole sono «giuridicamente fragili» e stanno limitando fortemente l’accesso alle prestazioni per intere categorie di utenti, disincentivando soprattutto le realtà private o del terzo settore.
Le richieste: “Ritirare subito la circolare e ripristinare uno sportello dedicato”
Alla luce delle criticità riscontrate, l’Adps chiede tre interventi immediati:
Il ritiro immediato della circolare, ritenuta «restrittiva, illegittima e dannosa»;
La riattivazione di uno sportello dedicato per le prenotazioni delle strutture private, case di cura e associazioni, «come già avveniva in passato, per gestire in modo efficiente e centralizzato le pratiche»;
Maggiore trasparenza dalla Direzione Generale sulle motivazioni alla base delle scelte organizzative che, secondo l’associazione, «stanno danneggiando l’efficienza del servizio sanitario sul territorio».
L’Adps avverte infine che, in assenza di risposte rapide, «si riserva di intraprendere ogni azione legale e di sollecitare un intervento degli organi di controllo regionali», con l’obiettivo di «ripristinare un servizio equo, efficiente e realmente accessibile a tutti».
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