Diocesi di Rossano-Cariati, si chiude l’Anno della Speranza: aperto il tempo della testimonianza

“Si chiude l’Anno della Speranza, ma si apre il tempo della testimonianza, resta aperto il cuore di Dio”. La Diocesi di Rossano-Cariati conclude l’Anno Santo: Mons. Maurizio Aloise invita a custodire la speranza e a trasformarla in vita concreta

A cura di Redazione
29 dicembre 2025 09:40
Diocesi di Rossano-Cariati, si chiude l’Anno della Speranza: aperto il tempo della testimonianza -
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Si è svolta ieri la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Maurizio Aloise, Arcivescovo della Diocesi di Rossano-Cariati, per la conclusione dell’Anno Santo della Speranza. Un momento comunitario intenso, che ha visto la partecipazione degli Ecc.mi Vescovi emeriti, dei sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi, delle aggregazioni ecclesiali, delle confraternite e dei rappresentanti delle comunità parrocchiali giunti da tutta la diocesi.

La liturgia si è aperta con il rito penitenziale proprio del Giubileo, arricchito dalla memoria dei luoghi giubilari toccati nel cammino dell’anno, a partire da Roma e dalla celebrazione penitenziale tenuta a Grottaferrata, come segno di conversione e di cammino condiviso. Nel suo intervento iniziale, Mons. Aloise ha richiamato il significato delle chiese giubilari e dei “santuari simbolici” incontrati lungo l’anno: l’altro, la famiglia, la comunità, i poveri, la terra come casa comune, la città e Dio. Luoghi da attraversare con fede e coraggio, non da contemplare da lontano, per evitare il rischio di restare “sulla soglia”.

Durante l’omelia, nella festa della Santa Famiglia, l’Arcivescovo ha ricordato che, se le Porte Sante si chiudono, la speranza non può farlo: resta affidata da Dio al cuore dei credenti come dono e responsabilità quotidiana. Richiamando l’apertura dell’Anno Santo da parte di Papa Francesco, ha sottolineato che Cristo è la Porta sempre aperta, presenza viva nella storia e nelle relazioni umane. Le letture bibliche hanno indicato la famiglia non come luogo di perfezione, ma come spazio di ascolto, perdono e carità.

La speranza cristiana, ha ribadito, «non è ottimismo ingenuo», ma luce nata dall’incontro con Cristo, che chiede di tradursi in scelte concrete: nella capacità di ascoltare, accogliere, perdonare, farsi prossimi. “I poveri non sono un tema ma persone, fratelli e sorelle da incontrare”, ha ricordato l’Arcivescovo, invitando la Chiesa a non abituarsi alla sofferenza e a non delegare mai la carità. «Con il Vangelo tra le mani e il fratello nel cuore siamo chiamati a camminare insieme».

Richiamando l’omelia dello scorso anno, Mons. Aloise ha riaffermato che “finché c’è speranza c’è vita”, ma serve custodirla, allenarla, sceglierla ogni giorno. «Oggi chiediamo al Signore di non disperdere ciò che abbiamo ricevuto in questo tempo di grazia».

La celebrazione si è conclusa con il solenne canto del Te Deum, in rendimento di grazie per il cammino giubilare vissuto, e con la benedizione finale impartita dall’Arcivescovo, affidando alla protezione del Signore la diocesi e il suo cammino futuro.

In chiusura, il messaggio che dà forma al tempo che si apre: «Si chiude l’Anno della Speranza, ma si apre il tempo della testimonianza. Resta aperto il cuore di Dio». Un invito a essere, nelle famiglie, nelle comunità e nelle città, artigiani di pace e segni credibili di una speranza che non delude, perché fondata in Cristo.

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