Tim cede Telecontact: a rischio 400 famiglie calabresi
L'allarme di Alecci (Pd): «La decisione apre scenari di forte incertezza per centinaia di lavoratori»
 
                                                    Calabria - La decisione di TIM di cedere Telecontact ad una nuova società, DNA Srl, apre scenari di forte incertezza per centinaia di lavoratori calabresi. Circa 400 famiglie rischiano di vedere compromesso il proprio futuro occupazionale e, di conseguenza, il loro progetto di vita. «Queste persone - scrive in una nota il consigliere regionale del Pd Alecci - lavorano in TIM da più di vent’anni ed alcuni mi hanno espresso personalmente tutta la loro preoccupazione di fronte ad un futuro a dir poco difficile da comprendere e da accettare. Passare da una Spa strutturata e conosciuta ad una piccola realtà appena creata con 10.000 euro di capitale sociale è certamente un salto nel buio che metterebbe paura a chiunque, soprattutto a chi nella nostra regione ha messo su famiglia, comprato una casa tra mille sacrifici e rate da pagare, e conosce le difficoltà a rimettersi in gioco in un mercato del lavoro decisamente statico e difficile.
La Regione deve fare la sua parte e tutelare questi lavoratori. Al riguardo ho già preparato un’interrogazione che presenterò subito, nei prossimi giorni al rieletto Presidente della Giunta regionale, Roberto Occhiuto per sapere quali azioni intenda intraprendere la Regione Calabria per tutelare i lavoratori e garantire la continuità produttiva, portando la vertenza fino ai tavoli ministeriali dove si giocherà la partita decisiva. Il “dossier Telecontact” deve essere necessariamente uno dei primi sul tavolo della nuova Giunta che sta per essere nominata, cercando a tutti i costi di fermare il processo in atto oppure trovando soluzioni alternative più sicure, attraverso interlocuzioni con realtà imprenditoriali più solide e affidabili. Al riguardo è mia intenzione interessare della vertenza i parlamentari nazionali del Partito Democratico affinché il Governo non resti sordo di fronte a questa emergenza sociale. La Calabria merita politiche industriali serie, non operazioni che rischiano di desertificare ulteriormente il nostro tessuto produttivo».
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