Lavoro - Parla la Generazione Z, pronti a diventare grandi nonostante le paure

Che lavoro vorresti fare da grande? È la domanda che oggi tormenta la GenZ alimentando dubbi, paure e ansie sulla vita da adulti che, come mai prima d’ora, per i giovani diventano una montagna da scal...

A cura di Redazione
10 marzo 2024 17:00
Lavoro - Parla la Generazione Z, pronti a diventare grandi nonostante le paure -
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Che lavoro vorresti fare da grande? È la domanda che oggi tormenta la GenZ alimentando dubbi, paure e ansie sulla vita da adulti che, come mai prima d’ora, per i giovani diventano una montagna da scalare. In cima vi è la meta più agognata: trovare il proprio posto nel mondo. Ma perché? Occorre fare una premessa, i ragazzi sono in mezzo a due fuochi: da un lato il retaggio delle lamentele dei genitori e di eventuali prime esperienze negative che li rendono diffidenti e malpensanti e dall’altro un grandissimo desiderio di diventare grandi, di esprimersi e di sentirsi finalmente pronti per poter rispondere a quella fatidica domanda. Sullo sfondo la paura di non riuscire ad avere tempo per sé e, in generale, vedersi protagonisti del loro futuro. La società di consulenza Zelo – che in base ai bisogni delle aziende realizza progetti di valore dedicati alla Generazione Z sulla base di insight appositamente raccolti tramite un confronto diretto e sincero con i ragazzi – ha interpellato un campione di 5.915 GenZ per comprendere realmente quale sia l’approccio al lavoro di questa generazione, troppo spesso appellata come “sfaticata”.

A pubblicare i risultati di questo studio è stata l’Agenzia Dire. Il 41% preferirebbe lavorare in una grande azienda perché rassicurato dalla sua stabilità seppur, nel profondo, le multinazionali piene di superuomini e superdonne “sempre così performanti” intimoriscono i ragazzi.Vogliono esser a capo di un’azienda tutta loro in cui sentirsi protagonisti del proprio sogno, ma quando si tratta di doversi prendere le responsabilità, circa il 60%, afferma di volerle condividere con il team o di non volersele “accollare” perché generano ansia. Hanno bisogno di leader che sappiano parlare, motivare, spiegare bene e che “parlino bene di loro” con gli altri, non stupisce quindi che circa il 60% afferma di sentirsi gratificato se il proprio capo parla bene di loro, li sponsorizza o ricevono complimenti dai colleghi vs 37% a cui basterebbe un “semplice” premio in denaro. Per il 42% il lavoro ideale non è scandito da regole, ma da obiettivi chiari e perseguibili, meglio ancora se ad accoglierli in un’azienda, nelle prime fasi di onboarding, c’è un tutor dedicato (49%). Esprimono esplicitamente il bisogno di relazioni umane, infatti, anche sul posto di lavoro, sono alla ricerca di nuovi amici. E lo smart working? Un falso mito per attrarre la GenZ: il 39% infatti non lo ritiene fondamentale se in ballo c’è un lavoro che gli piace fare. Fa invece riflettere un 14% che pensa che il lavoro da remoto sia “indispensabile” per limitare l’ansia sociale.

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