La violenza contro le donne si combatte ogni giorno e lo si fa insieme

Non è e non potrà mai solo essere una giornata a ricordare che la battaglia contro la violenza sulle donne va combattuta quotidianamente, in ogni contesto e con una cultura al rispetto che purtroppo n...

A cura di Redazione
25 novembre 2024 10:00
La violenza contro le donne si combatte ogni giorno e lo si fa insieme -
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Non è e non potrà mai solo essere una giornata a ricordare che la battaglia contro la violenza sulle donne va combattuta quotidianamente, in ogni contesto e con una cultura al rispetto che purtroppo negli ultimi anni non trova abbastanza spazio, soprattutto tra le ultime generazioni. Non è e non può essere una giornata a ricordare che ancora tanto c’é da fare per contrastare un fenomeno che coinvolge tutti: bambini, giovani e adulti.

Non può essere solo una giornata ad accendere dibattiti ma è comunque utile ricordare che ogni giorno ci sono donne che subiscono violenze di ogni genere, tra le mura domestiche, a scuola, sul posto di lavoro. Violenza fisica, verbale, economica e psicologica. Ci sono donne che vengono uccise, troppe, donne che subiscono perché non trovano il coraggio di denunciare e tante altre, purtroppo, che denunciano inutilmente. Per tutte loro, questa giornata ha senso e ha senso per i bambini, per gli uomini e le donne del domani che attraverso le tante iniziative che si svolgono il 25 novembre di ogni anno, possono riflettere, capire e a volte salvare la vita a mamme, zie, nonne, sorelle.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne il 17 dicembre 1999 attraverso la risoluzione 54/134. La ricorrenza viene celebrata il 25 novembre di ogni anno. Questa data non è casuale ma segna un brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Mirabal, considerate rivoluzionarie, vennero torturate e uccise. Secondo l’Articolo 1 della Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, emanata dall’Assemblea Generale nel 1993, la violenza contro le donne è “ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata”. «Le conseguenze negative per la salute psicologica, sessuale e riproduttiva della VAWG – si legge sul sito dell’Onu – colpiscono le donne in ogni momento della loro vita.

Per esempio, gli squilibri precoci legati all’istruzione non solo rappresentano un ostacolo primario alla scolarizzazione universale e al diritto dell’educazione per le ragazze e le bambine; ma in futuro limiteranno anche l’accesso all’istruzione superiore e ridurranno inoltre le opportunità per le donne nel mercato del lavoro. Sebbene la violenza di genere possa accadere a chiunque, ovunque; alcune donne e ragazze sono particolarmente vulnerabili – per esempio, le ragazze giovani e le donne anziane, coloro che si identificano come omosessuali, bisessuali, transgender o intersessuali, migranti e rifugiati, donne indigene e minoranze etniche, o donne e ragazze che vivono con l’HIV e le disabilità, e quelle che attraversano le crisi umanitarie. La violenza contro le donne continua ad essere un ostacolo allo sviluppo, alla pace così come alla realizzazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze per il raggiungimento dell’uguaglianza. Si può affermare che la promessa degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) – di non lasciare nessuno indietro – non può essere mantenuta senza porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze».
Maria Gaetano

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