“La condizione della memoria”: Giulia Corsalini incanta Cosenza con il suo romanzo al Premio Sila 2025
Un nuovo successo per il Premio Sila 2025, che ieri sera ha registrato una grande partecipazione alla libreria Mondadori di corso Mazzini, in occasione della presentazione del romanzo “La condizione d...

Un nuovo successo per il Premio Sila 2025, che ieri sera ha registrato una grande partecipazione alla libreria Mondadori di corso Mazzini, in occasione della presentazione del romanzo “La condizione della memoria” di Giulia Corsalini, pubblicato da Guanda e inserito nella Decina 2025 del premio.
L’autrice ha dialogato con Battista Sangineto e la direttrice del Premio Sila, Gemma Cestari, affrontando i temi centrali del romanzo: la memoria come strumento di conservazione dell’esperienza umana, ma anche nella sua dimensione ingannevole e sfuggente.
Un viaggio nella memoria e nella fragilità dell’identità
«Scrivere questo libro è stato un processo intenso – ha spiegato Giulia Corsalini –. Ho voluto esplorare il modo in cui i ricordi costruiscono un ponte tra ciò che siamo stati e ciò che potremmo ancora diventare».
Il romanzo nasce da una riflessione personale: «La memoria può essere un alleato? Può trattenere qualcosa di ciò che inevitabilmente si perde con il tempo?», si è chiesta l’autrice. La risposta narrativa è una storia intima e intensa, che prende vita in un piccolo borgo della Ciociaria, Roccasecca, dove la protagonista, Anna, decide di trascorrere una vacanza con la madre anziana nella vecchia casa di famiglia, dopo aver perso il lavoro e vissuto una separazione.
«Ho visitato quel paese, ormai quasi del tutto abbandonato – ha raccontato Corsalini – e ho immaginato Anna cercare lì un punto di appoggio, di riconciliazione con il passato».
Un romanzo profondo, tra letteratura e umanità
Battista Sangineto ha definito il libro «denso, con uno stile piano e affilato, quasi proustiano», mentre Gemma Cestari ha sottolineato la «qualità altissima della scrittura» e la capacità di Corsalini di restituire «una riflessione profonda sull’ambivalenza della memoria».
Nel romanzo, la memoria non è solo nostalgia: è illusione, rischio, possibilità di riscatto. «Non si tratta di fermarsi nel passato – ha precisato l’autrice – ma di trovare nel presente il valore di ciò che è stato dimenticato, il senso delle vite umiliate e perdute».
Tre domande all’autrice
Lo spaesamento? «È la condizione perfetta per la creazione: quando non riconosciamo più la realtà, allora nasce la possibilità di immaginarla di nuovo».
Migranti e personaggi locali? «Vivono su piani opposti – uno tutto passato, l’altro tutto futuro – ma sono uniti dalla condizione marginale, dal rischio dell’oblio».
Il vecchio professore? «È la voce dello scetticismo. Dice alla protagonista che la memoria può essere solo un’illusione fragile, destinata a svanire tra le mani».