Cosenza, al Rendano di Cosenza il “Prometeo incatenato” tra mito e attualità

Le Officine Teatrali Telesiane tornano a calcare il palcoscenico dello storico Teatro di tradizione di Cosenza e chiedono in primis il sostegno...

A cura di Redazione
10 maggio 2025 19:00
Cosenza, al Rendano di Cosenza il “Prometeo incatenato” tra mito e attualità -
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Le Officine Teatrali Telesiane tornano a calcare il palcoscenico dello storico Teatro di tradizione di Cosenza e chiedono in primis il sostegno dell’intera comunità scolastica per un progetto che ha come protagonisti gli studenti e come finalità la loro formazione umana e civile.   È importante essere tutti presenti alla messa in scena del 23 maggio al Rendano, quando le OTT proporranno la loro ultima sfida: “Prometeo incatenato” di Eschilo. Dopo Euripide e Sofocle, la compagnia ha deciso di confrontarsi con il padre della tragedia greca nella sua forma più solenne. A capitanare l’impresa, per l’undicesimo anno consecutivo, è il regista e direttore artistico Antonello Lombardo, impegnato nel riaffermare il valore pedagogico dei classici per le nuove generazioni attraverso rivisitazioni che ne evidenzino la versatilità e l’urgenza. Sarà interessante scoprire gli innesti inediti operati al testo eschileo per renderlo più vivo e attuale in un susseguirsi di differenti registri comunicativi. Lo spettacolo si aprirà con la danza contemporanea, dalla grande potenza evocativa, capace di accompagnare lo spettatore verso il cuore della tragedia eschilea, a cui seguirà una doppia ambientazione del mito, tra antico e moderno: una rupe, simbolo dell’isolamento del Prometeo classico, e un ambiente angusto e grigio a richiamare la solitudine dell’uomo moderno.

Il “Prometeo” del Telesio è l’uomo che vive il conflitto tra reale e ideale, colui che antepone all’autorità il suo amore per l’umanità, alla prepotenza la conoscenza, alla sudditanza l’autonomia del fare, pagando un prezzo altissimo per aver fornito all’uomo la chiave di svolta: il fuoco, quale possibilità di sopravvivenza e progresso. A dare voce e corpo al titano ribelle Pietro Vencia, veterano delle OTT, di cui sorprendono le doti menmoniche che lo vedranno per gran parte dello spettacolo in scena: “La mia tecnica è quella di non perdere mai di vista il copione lavorando ad alta voce sui passaggi più complessi, sul greco ho una propensione naturale facilitata, in un liceo classico, dall’avere a che fare quotidianamente con la metrica e la lettura delle lingue antiche. Non sarà facile non avere momenti di respiro tra una scena e l’altra perché questo ti obbliga ad una tensione costante dall’inizio alla fine dello spettacolo, ma ti aiuta anche a mantenere il focus e la concentrazione sulla scena, senza distrazioni. Sono felice che la scelta sia ricaduta su Prometeo perché è un personaggio che ho sempre sentito a me affine nel suo essere antieroe incompreso, caricato di attese e responsabilità e mai scontato o conformato alla sua famiglia e al volere dei suoi superiori. Non cerca comprensione o compassione per il suo tormento interiore, per la pena cui viene condannato che non lo porta a ritrattare le sue scelte. Non si pente di aver aiutato l’umanità come confessa nei suoi soliloqui rivolti ad un uditorio immaginario”. Pietro quest’anno si diploma ma assicura che l’esperienza con le OTT non si concluderà: “Quando ho iniziato nel 2021 con l’Antigone mi presentai al Professore Lombardo dicendo che la mia vita era ad un bivio e serviva un ponte che riunisse le due parti di me che sentivo divise; fu una scommessa a cui mi avviai dopo la scelta condivisa con il professore Flavio Nimpo di avvicinarmi alla dimensione letteraria attraverso la scrittura creativa, ci ho puntato e da allora non ho più lasciato, nonostante dopo ogni spettacolo mi dicevo che fosse l’ultimo, ma non è mai stato così. Questo ponte resta in piedi anche dopo il Prometeo, che corona in maniera giusta ed onorevole questo mio percorso”.

Nonostante la tragedia riservi sempre finali drammatici, Lombardo non rinuncia al finale aperto, capace di sorprendere e infondere nuova speranza. L’aquila è sempre in agguato pronta a fiaccare e infierire, ma non avrà mai la meglio sull’ingegno e la resilienza umane. Un lavoro che impegnerà gli stessi spettatori nell’analisi introspettiva e nella ricerca di significati.

 Una macchina organizzativa ormai in piena attività che da anni contraddistingue lo storico liceo portandolo alla ribalta regionale. Oltre 20 persone in scena, tra cui il giovane Andrea Mauro, che lo scorso anno durante l’Alcesti fece tremare il pubblico presente, non solo per l’ottima interpretazione ma per il crollo fisico avuto al momento dei saluti. Andrea è consapevole di quanto quell’immagine sia difficile da cancellare per l’impatto emotivo che ha avuto sul pubblico e sugli altri attori, ma non permette che l’accaduto lo definisca o gli impedisca di rimettersi in gioco con la convinzione e la dedizione di sempre: “Ho trovato da subito nel teatro la mia più grande passione che non è stata intaccata da quello che ho vissuto, spero che, attraverso il mio esserci ancora quest’anno in scena, arrivi a tutti il messaggio che non bisogna mai farsi prendere dallo sconforto ne perdere di vista i propri obiettivi, occorre reagire. D’altro canto nel teatro, se fatto seriamente, come io e i miei compagni facciamo, ci si trova a dover mettere in scena la propria emotività che in alcuni casi può innescare reazioni imprevedibili come quelle che il mio corpo ha manifestato e che io stesso ho conosciuto proprio misurandomi con un impegno come questo. La mia consapevolezza è migliorata e quest’anno vorrò dare il massimo cimentandomi in un Eracle moderno e inedito”.

Tanti i motivi per essere vicini a questa bella performance scolastica che rasenta il professionismo e permette di toccare con mano l’entusiasmo di questi giovani nel confrontarsi con temi di una certa complessità: “il loro entusiasmo è il regalo più bello accanto al consenso del pubblico ormai affezionato alla “Siracusa bruzia” targata OTT”; così Antonello Lombardo nell’auspicare il sold out quale migliore ricompensa per il grande lavoro di tutti.

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